Un’epoca di catastrofi e paure

di Walter Veltroni | Giovedì 7 aprile

 

 

 

 

 

 

 

 

Corriere della Sera

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo millennio è stato inaugurato dall’annuncio di una catastrofe: il temutissimo millennium bug che poi si rivelò la prima grande fake news del nuovo secolo. Ma il vero inizio di questo tempo nuovo avvenne un giorno di settembre, quando migliaia di persone innocenti furono bruciate, asfissiate, costrette a gettarsi nel vuoto da terroristi suicidi incapaci di accettare che potesse esistere qualcosa o qualcuno che avesse una religione diversa dalla loro.

 

E poi, come nella sequenza di «Arancia meccanica» nella quale Malcolm McDowell ha gli occhi sbarrati artificialmente, sono passate davanti ai nostri occhi le immagini di Atocha, della metropolitana di Londra, della redazione di Charlie Hebdo , della spiaggia insanguinata di Sharm El Sheik, del Bataclan, dei ragazzi uccisi a Utoya, dei bambini sequestrati di Beslan, di Aleppo o Grozny rase al suolo, le stragi dei migranti e le catastrofi ambientali . Poi la crisi economica del 2008.

 

E la pandemia, con cinque milioni di morti, le case diventate prigioni, il distanziamento sociale che per molti adolescenti è diventato interruzione della vita. Ora le città bruciate alle porte dell’Europa, i milioni di profughi, i bambini con le generalità scritte sulla schiena, le donne stuprate, le fosse comuni. Persino le voci spaventose sull’uso di forni crematori mobili per cancellare gli orrori compiuti.

Sami Modiano, sopravvissuto allo sterminio degli ebrei, ha spesso raccontato dell’orrore che aveva vissuto, in quell’inferno al quale nulla mai può essere paragonato. A me disse tra le lacrime, una volta, che era successo «Tutto davanti a questi occhi».

 

Come siamo diventati noi, ora? Come ci ha cambiato tutto questo dolore? E come riusciamo a vivere, ogni giorno, portando sulle spalle questo pesante mantello di paure? Le generazioni nate nel dopoguerra si sono vantate a lungo di essere le prime, in Europa, a non aver conosciuto la guerra. Il Novecento è stato un secolo breve ma pieno di sangue. Versato in trincea, sotto i bombardamenti o lottando, in Spagna o a Praga, per la libertà dalle dittature.

 

Eppure ora siamo come pugili suonati, avvertiamo il rischio di finire al tappeto. L’uno-due di pandemia e guerra ci ha mostrato tutte le nostre fragilità e proprio dove meno ce le aspettavamo. Pandemia e guerra sembravano, fino solo a qualche mese fa, citazioni di un tempo lontano e sepolto. La scienza e la pace, le due grandi creature del Novecento, si sono mostrate invece improvvisamente perforabili. Come la democrazia.

 

 

 

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