Russia. Obiettare alla guerra: un movimento in crescita
Dalla Redazione di Azione nonviolenta | 4/10/2022
In Russia il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare è riconosciuto in Costituzione dal 1993, seppur mai applicato fino in fondo, ed è in vigore la leva obbligatoria. La possibilità di obiezione di coscienza e il servizio civile alternativo che la legge prevede (implementato impropriamente e con durata “punitiva” di 21 mesi) è ancora in vigore, perché la decisione del governo di non chiamare “guerra” l’aggressione all’Ucraina, ma soltanto “operazione militare speciale”, impedisce la proclamazione della legge marziale ed infatti fino ad oggi il potere ha dovuto limitarsi a dichiarare la “mobilitazione parziale”. Nelle pieghe della legislazione attuale il Movimento degli Obiettori di coscienza russi, già attivo da molti anni – in collegamento internazionale con la War Resisters’ International e L’Ufficio europeo dell’obiezione di coscienza EBCO-BEOC e con il Movimento Nonviolento – sta moltiplicando la sua rete e le iniziative, pubbliche e clandestine, per aiutare centinaia e centinaia di giovani ad evitare la chiamata alle armi.
Questa azione è fondamentale. La guerra la si combatte innanzitutto non facendola.
Per questo è importante il ruolo di collegamento e cerniera tra gli obiettori russi e quelli ucraini che stiamo svolgendo; un lavoro che va sostenuto e rilanciato. La campagna “Obiezione alla guerra” sta dando i suoi frutti, grazie al coraggio e all’impegno di chi a Kiev e Mosca, rischiando di persona, lavora per la crescita della nonviolenza organizzata.
I nonviolenti russi e ucraini sono le uniche voci delle due parti che stanno dialogando tra di loro, che creano un ponte su cui può transitare la pace.
Di seguito riportiamo il messaggio inviato il 2 ottobre a Daniele Taurino (Movimento Nonviolento) da Elena Popova, appartenente al Movimento degli obiettori di coscienza russi
Ciao Daniele*,
è una situazione difficile, il mio telefono è un centralino attivo dalla mattina alla sera; tentiamo di aiutare coloro che non vogliono andare in guerra ed in particolare supportare le mogli e le mamme che vogliono salvare i propri mariti e figli dalla guerra andando presso le unità militari. È un lavoro senza sosta da quando a settembre è scattata l’ultima mobilitazione.
Sono tanti i giovani che non vogliono partecipare alla guerra, e quei giovani che sono stati obiettori di coscienza stanno ora aiutando altri giovani a diventare obiettori di coscienza. Grazie alla loro esperienza, dicendo loro cosa fare, guidando amici e familiari nel fare tutto ciò che è necessario fare per non prendere parte all’esercito e collaborare alla guerra.
Stiamo realizzando una campagna di incontri online in cui gli obiettori ed io in prima persona rispondiamo alle numerose richieste; stiamo inoltre facendo circolare clandestinamente video contenenti istruzioni per evadere la mobilitazione. Stiamo anche utilizzando canali cifrati telegram per consultazioni aperte: il nostro obiettivo è raggiungere più persone possibili che rifiutano di uccidere e partecipare a questa guerra.
È tanta la pressione sociale e la paura che si unisce alla difficoltà di reperire informazioni corrette; questo scambio di informazioni consente a chi ha bisogno di queste informazioni di trovare già le relative risposte. Le richieste infatti sono talmente tante che sarebbe impossibile rispondere a tutte singolarmente.
Io stessa ricevo molte chiamate che devo smistare tramite i canali online. Grazie ad Alexander Belik, (obiettore russo attualmente rifugiato in Estonia) abbiamo svolto una consultazione online, dove si sono uniti man mano più di cinquecento persone interessate all’obiezione di coscienza, arrivando ad una durata complessiva di oltre 10 ore. L’aiuto è possibile solo grazie al fatto che il movimento degli obiettori di coscienza russi, già in tempo di pace, aveva organizzato e predisposto i canali, gli strumenti necessari a supportare l’obiezione di coscienza. [...]