Male minore e bene comune
di Giuseppe Lorizio
Di fronte al dilemma circa la scelta politica ed elettorale fra un partito e un candidato che si dichiara favorevole a una legislazione abortista e un avversario che, invece, ritiene che si debbano respingere gli immigrati, nel dialogo coi giornalisti di ritorno dal suo recente viaggio in Estremo Oriente, papa Francesco ha invitato a decidere in coscienza per il «male minore».
La questione è drammatica per il credente, proprio perché entrambe le posizioni – ha detto il papa – si rivelano contro la vita. La tentazione di non partecipare al voto, per il fatto che non esiste un partito che possa rappresentare in pienezza le posizioni cattoliche, può essere forte e costituire una scorciatoia di facile e comodo accesso.
Si comprende altresì che, per quanto la domanda sia sorta in occasione dell’attuale campagna elettorale statunitense, essa tuttavia riguarda anche i credenti elettori del nostro Paese e della nostra Europa.
Esclusa dunque la possibilità dell’astensione, anche il teologo non può non chiedersi quale possa essere il minor male e non credo possa sottrarsi dall’offrire il proprio contributo anche pubblico al discernimento. In caso contrario, verrebbe meno alla sua missione di intellettuale e al suo impegno nella Chiesa e nella società.
Interruzione di gravidanza
La riflessione che segue nasce con questo intento e appartiene all’opinione, che cercherò di documentare, di chi scrive, con l’intento che possa essere di aiuto alle scelte personali di ciascuno, anche magari solo come cartina di tornasole per optare diversamente.
Sia pur nell’orizzonte del rifiuto della vita che accomuna le due prospettive citate, mi sembra utile cogliere la differenza che riguarda il fatto che la depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza non costringe nessuno a ricorrervi. Sarebbe una legislazione permissiva, ma non coercitiva.