LE OLIMPIADI E LA POLITICA
di Luciano Fazio
Rinate alla fine del XIX secolo, le Olimpiadi hanno completato nel 2024 la loro 33ª edizione. Nell'antica Grecia, i Giochi promuovevano una tregua tra città in guerra, ma questa pratica non è stata mantenuta nell'era moderna. A peggiorare questa differenza, oggi, alcuni paesi vengono esclusi dai Giochi in base a criteri talvolta faziosi che allineano il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) alle politiche di determinate potenze mondiali.
Non di rado, gli atleti di certi paesi sono impediti a partecipare alle Olimpiadi, in base a decisioni varie, alcune più difendibili, altre meno. Si veda:
- Nel 1920: Germania, Austria, Bulgaria, Ungheria e Turchia, come punizione per i perdenti del 1º Conflitto Mondiale.
- Nel 1948: Germania e Giappone, responsabilizzati per la 2ª Guerra Mondiale, finita da tre anni.
- Nel 1964 e 1988: Sudafrica, in conseguenza della sua politica di segregazione razziale.
- Nel 1992: l'allora Jugoslavia, per i gravi crimini di guerra nei conflitti per l'indipendenza in Slovenia, Croazia e Bosnia-Erzegovina.
- Nel 2000: Afghanistan, per la discriminazione contro le donne, proibite di praticare sport dal regime talebano.
- Tra il 2018 e il 2022: Russia, per controlli inadeguati sul doping degli atleti.
- Nel 2024: Russia e Bielorussia, ritenute responsabili della guerra in Ucraina.
Le esclusioni della Russia (dal 2018 al 2022), così come quelle del Sudafrica e dell'Afghanistan, hanno punito pratiche direttamente dannose per lo sport, senza che il COI si sia piegato agli interessi geopolitici di questo o quel paese. Si deve ricordare, tuttavia, l'omissione del CIO riguardo alle persecuzioni degli atleti ebrei in Germania in occasione dei Giochi del 1936.
Le altre esclusioni, oltre a non avere alcun legame diretto con lo sport, hanno visto il CIO schierarsi con una delle parti, nel contesto delle lotte mondiali. La penalizzazione di alcuni paesi dopo le guerre mondiali, ad esempio, riflette l'attribuzione di tutta la colpa del conflitto ai perdenti, ignorando le responsabilità e i crimini di guerra dei vincitori, come - ad esempio - le bombe atomiche lanciate dagli Stati Uniti sul Giappone e il bombardamento di Dresda, una città tedesca senza importanza militare, completamente rasa al suolo alla fine di una guerra già vinta.
Il bando di Russia dai Giochi del 2024 rivela un giudizio tendenzioso del CIO. Certamente, aggredire l'Ucraina ha violato il diritto internazionale, ma è anche vero che, in questo secolo, gli USA hanno violato lo stesso diritto nelle invasioni dell'Afghanistan e dell'Iraq, senza alcuna misura disciplinare da parte del CIO.
Inoltre, con base in criteri opposti a quelli adottati per le guerre dell'ex-Jugoslavia e dell'Ucraina, quest'anno, il CIO ha respinto la richiesta del comitato olimpico palestinese di proibire la participazione di Israele alle Olimpiadi, per i crimini di guerra contro la popolazione di Gaza.
Sono evidenti l'incoerenza della risposta del presidente del CIO ai palestinesi: “La posizione del CIO è chiara. Abbiamo due comitati olimpici nazionali [quello della Palestina e quello di Israele]. Questa è la differenza rispetto al mondo della politica. Entrambi hanno vissuto in coesistenza pacifica. I Giochi non sono una competizione tra paesi, ma tra atleti designati dai comitati olimpici nazionali. (...) Se dovessimo entrare nella discussione politica su guerre e conflitti, alla cerimonia di apertura potremmo contare su 100 comitati olimpici nazionali, e non 206, a causa dei molti conflitti e guerre nel mondo”.
Questa dichiarazione contraddice sia la storia del CIO che le sue pratiche attuali, lasciando il dubbio di un allineamento agli interessi degli USA. Se la politica del Comitato fosse l’ esclusione dei paesi responsabili per conflitti e crimini di guerra, Israele dovrebbe essere stato bandito dai Giochi del 2024. Se invece la scelta fosse di non "intervenire nelle discussioni su guerre e conflitti", Russia e Bielorussia non dovrebbero essere stati puniti.