L’elenco delle possibilità non è un esercizio di prudenza all’insegna del “così è se vi pare”. No, è un atto di accusa: in guerra la verità è solo quella delle vittime, tutto il resto è fumo disorientante e tossico. Ma forse, stavolta, il rischio è così grande che tutti (o quasi) dovranno fare la propria parte, e in fretta, per diradarlo e per far comprendere bene al mondo che cosa è accaduto. E la fermezza prudente delle prime parole e dei silenzi di leader e portavoce, con l’eccezione comprensibile ma non condivisibile del presidente Zelensky, fa sperare che nessuno spinga in direzione di un’ulteriore assurda escalation della guerra in corso.
Le armi tradiscono, tutte e sempre. Via da questo folle confine
Le armi tradiscono sempre. L’umanità per principio e prima di tutto. Ma tradiscono anche, e molto più di quanto si ammetta, gli intenti di chi le schiera e di chi le scaglia. Rivelano o stravolgono quelle intenzioni, trascinando allo scontro, spingendo avanti l’incendio della guerra, travolgendo quel che resta del senno che dovrebbe impedire agli esseri umani di tornare a scannarsi. Oppure, e questo è l’unico tradimento che si può apprezzare, le armi mostrano e dimostrano che tradiscono persino chi le brandisce e le usa, nonostante creda di esserne perfettamente padrone. In due casi su tre questo è quello che è accaduto ieri al confine ucraino-polacco dove missili russi (prima notizia) o pezzi di missili russi abbattuti dalla contraerea ucraina (seconda notizia) o pezzi di missili ucraini usati contro missili russi (terza possibilità) o missili non russi (versione di Mosca) hanno distrutto e ucciso in terra di Polonia, cioè nel perimetro dell’Alleanza Atlantica, cioè in quella che siamo abituati a pensare come casa nostra.