Lavorare per un cessate il fuoco!

LAVORARE PER UN CESSATE IL FUOCO 

 

Articolo de @LOsservatoreRomano

di Andrea Tornielli  11/07/ 2022

 

 

Se si realizzasse, questa tregua «potrebbe durare a lungo ed essere un primo passo verso la pace»


I media vaticani pubblicano degli approfondimenti sulle parole di Papa Francesco sulla guerra in Ucraina e sulle possibili soluzioni per un negoziato: gli intervistati esprimono le loro opinioni che non sono attribuibili alla Santa Sede.

 

Una tregua, uno stop ai combattimenti. Una “non guerra”, situazione molto lontana dalla pace. Ma almeno smetterebbero i bombardamenti e la perdita continua di vite umane. È quanto propone Lucio Caracciolo, direttore della rivista «Limes» che rappresenta un autorevole riferimento di analisi geopolitiche. Da quando è iniziata la guerra di aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina «Limes» ha fornito approfondimenti per comprendere quanto sta accadendo anche alla luce della storia recente. I media vaticani lo hanno intervistato a partire dalle parole di Francesco.

 

All’Angelus di domenica 3 luglio Papa Francesco ha chiesto una pace che non sia più «basata sull’equilibrio degli armamenti, sulla paura reciproca». Perché oggi sembra così difficile arrivare a un negoziato?

 

C’è una differenza rispetto al periodo della Guerra fredda, quando ci si condannava moralmente tra comunisti, liberaldemocratici, capitalisti, etc. ma ci si rispettava di più. Oggi non c’è una differenza ideologica ma c’è una quasi totale sfiducia reciproca: non ci si fida gli uni degli altri, mentre invece al tempo della Guerra fredda, paradossalmente, ci si fidava. Spesso oggi accade che si dica una cosa che viene capita in un altro modo dall’interlocutore: non c’è più quel linguaggio comune che in qualche modo garantiva la pace ai tempi del confronto tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Americani e sovietici si capivano molto meglio di quanto si capiscano oggi americani e russi.

 

La Russia ha preparato e scatenato questa guerra e ora sembra difficile fermarla.

 

Sicuramente — e per rendersene conto basta leggere i giornali — c’è chi si augura che da questa guerra la Russia, che l’ha voluta e iniziata, esca indebolita. E che sia così scoraggiata dal mettere in atto ulteriori iniziative belliche, nella speranza che questo indebolimento russo favorisca gli Stati Uniti nella competizione con la Cina, visto l’allineamento attuale esistente tra russi e cinesi. Per comprendere il contesto dobbiamo anche tenere in considerazione tutto un arco di Paesi dell’Europa centro-orientale, praticamente dalla penisola scandinava via Polonia e giù, fino alla Romania, che per ragioni legate alla storia dei loro popoli considerano la Russia un pericolo mortale.

 

Nel frattempo è ripresa la corsa al riarmo, che il Papa ha definito una pazzia. Che cosa ne pensa?

 

Ho un’idea diversa. Anche se può sembrare un paradosso, in realtà è un dato di fatto: un certo grado di armamenti reciprocamente riconosciuti è considerato un fattore di deterrenza, ossia un sistema per il mantenimento della pace o quantomeno della “non guerra”. Certo, in un mondo ideale — che spero un giorno si possa realizzare — l’appello del Papa contro il riarmo rappresenta il traguardo. Però, siccome viviamo in un mondo piuttosto imperfetto, che tende a diventare tale ogni giorno di più, io mi accontenterei di una “non guerra”. E oggi questa “non guerra”, vista la mancanza di fiducia reciproca e l’incomunicabilità di cui parlavo prima, non può che basarsi su una qualche forma di deterrenza. Il guaio è che in questa fase si può dubitare che esista ancora la deterrenza, perché si sta profilando una nuova idea dell’impiego della bomba atomica attraverso le cosiddette bombe atomiche tattiche: siccome sono un po’ meno potenti, si vuole giustificare il loro eventuale uso. Questo sarebbe veramente sconvolgente! Cioè, se ciò avvenisse, se si usassero questi ordigni atomici, ci troveremmo di fronte a un massacro totale.

 

 

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