di Salvatore Cernuzio | Venerdì 28 gennaio
Vatican News
L’affetto che ormai li lega, da quella prima visita del 20 febbraio 2021, è racchiuso nel regalo che il Papa le ha offerto e nelle parole con cui ha accompagnato il dono. Uno scialle bianco in lana, poggiato sulle sue spalle dicendo: “Questo è per il caldo, perché ora fa freddo”. Edith Bruck, 90 anni, ungherese naturalizzata italiana, sopravvissuta agli orrori di sei lager, testimone preziosa del nostro tempo e scrittrice di fama internazionale, aveva tentato dall'inizio di trattenere le lacrime ma ha ceduto davanti al dono del Papa e alla delicatezza con cui lui l’ha presentato. L’ha commossa la tenerezza di un uomo che non le ha mai nascosto la sua ammirazione e con il quale, come racconta spesso, ha instaurato un rapporto di amicizia fatto di lettere e telefonate.
I giovani e la memoria
Proprio la tenerezza si è resa evidente nell’abbraccio con cui Francesco ha accolto la donna a Casa Santa Marta, in questa giornata simbolica in cui si commemorano le vittime della Shoah. Circa un’ora è durato l’incontro alla presenza di Olga, l’assistente ucraina della scrittrice, e Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano, che ne riferisce i dettagli. Tanti i discorsi, gli aneddoti, i ricordi rievocati, ma soprattutto centrale è stato il tema della memoria e l’importanza di tramandarla a questa nuova generazione di giovani, digiuna di storia e insidiata dai fantasmi di razzismo e antisemitismo che sembrano riemergere anche dal web. "Entrambi hanno sottolineato il valore inestimabile della trasmissione ai più giovani della memoria del passato, anche nei suoi aspetti più dolorosi, per non ricadere nelle stesse tragedie", riferisce la Sala Stampa vaticana. “Gli uomini non hanno imparato dai loro misfatti. Non hanno imparato da Auschwitz, come dal Vietnam”, ha detto infatti Bruck in un’intervista concessa ieri a Vatican News.