I rischi del Sinodo

I rischi del Sinodo


di Severino Dianich


Una voce ricorrente con grande frequenza, proveniente dall’alto, e poi replicata infinitamente anche dal basso, è che i sinodali devono porsi continuamente in ascolto e saper ascoltare.


Ascolto sì, ma…

Si indovina, dietro all’insistita raccomandazione, la paura che in Sinodo ciascuno si faccia portatore di un suo determinato giudizio sulle cose, che si creino gruppi di consenso su una o un’altra tesi e che, alla fine, si giochi alla creazione e alla verifica di una maggioranza, che risulti decisiva in ordine alle proposte finali da presentare al papa.


Eppure è proprio così che si è svolto ed è pervenuto alle sue conclusioni il concilio Vaticano II, come tutti gli altri concili della Chiesa. La vivacissima dialettica che lo ha animato nel confronto, a volte duro e doloroso, fra opinioni e proposte diverse, è stata il segreto della sua fecondità.


Nonostante che i moderatori e la segreteria lo vietassero, nell’atrio della Basilica di San Pietro, ogni tanto si faceva addirittura del volantinaggio. Gruppi di vescovi dello stesso orientamento diffondevano i loro ciclostilati per creare vaste zone di consenso intorno alle loro proposte. Né mai io ho potuto constatare che qualcuno, nell’immensa letteratura dell’indagine storica e del commento ai documenti e all’evento conciliare, abbia deplorato questo genere di andamento che ha caratterizzato i lavori conciliari.


L’insistenza dell’invito all’ascolto crea alla fine un quadro, in cui collocare i lavori sinodali, alquanto paradossale, visto che ascoltare si può, solo se c’è qualcuno che parla. L’invito all’ascolto, quindi, deve essere accompagnato da un invito, ugualmente insistito, da rivolgere ai sinodali, affinché ciascuno si assuma la responsabilità di dire esplicitamente ciò che veramente pensa e giudica nel suo discernimento e nella sua coscienza.


Il fatto che il Sinodo sia consultivo non significa che debba esercitare una funzione di sostegno e conforto a ciò che già pensa il papa, ma suo compito è piuttosto quello di presentargli le attese delle loro popolazioni e di avanzargli proposte nuove e anche diverse, che lo aiutino a quel continuo ripensamento delle proprie convinzioni, che è segno di saggezza e di testimonianza di fede nell’azione imprevedibile dello Spirito.


È proprio a partire dall’incrocio fra le posizioni, anche le più diverse, che ci si pone in ascolto dello Spirito, il quale non parla esclusivamente nell’ispirazione che ciascuno sperimenta nella sua interiorità, bensì nell’insieme dell’evento ecclesiale, sacramento, segno e strumento dell’opera di Dio nella storia.


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