Guerra, guerra in Ucraina, pace. Pax Christi a Bergamo

Guerra, guerra in Ucraina, pace. Pax Christi a Bergamo

 

Per molti Pax Christi è associato all’indimenticato vescovo di Molfetta, don Tonino Bello, testimone autentico e credibile del Vangelo della pace e Presidente dal 1985 al 1993.

 

In realtà, il movimento nasce molto tempo prima, in Francia, subito dopo la seconda guerra mondiale e il carico di morte e di lacerazione che questa aveva comportato, anche tra cristiani. Non è un caso che oltre alla preghiera sin da subito fu fortissimo l’impegno di riconciliare francesi e tedeschi divisi dalle terribili vicende belliche. 

 

Pax Christi si diffonde poi in tutto il mondo e in Italia arriva nel 1954 su iniziativa di mons. Montini, allora alla Segreteria di Stato. Convegni, veglie di preghiera, marce, routes regionali e internazionali. Il profilo spirituale dopo la promulgazione della Pacem in Terris (aprile 1963) fu affiancato da una sempre più precisa azione di studio e di consapevolezza politica.

 

A dare forma a Pax Christi nel nostro Paese dal 1968 fu mons. Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea. E proprio nel 1968, il 31 dicembre, Pax Christi organizzò la prima Marcia di Capodanno. Scelsero Sotto il Monte e il titolo lo diede padre David Maria Turoldo: “La pace non è americana, come non è russa, romana o cinese: la pace vera è Cristo”.

 

Da allora, l’attività è stata continua così come il pungolo alla comunità cristiana perché prendesse sul serio non solo le parole ma le azioni di pace: dalla lotta per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare a quella contro la guerra nucleare alla discussione sul ruolo dei cappellani militari,  dall’impegno per il disarmo, contro il commercio delle armi, ai percorsi di educazione e di spiritualità della pace. Mons. Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura e Gravina, è l’attuale presidente di Pax Christi Italia (www.paxchristi.it)

 

La bella notizia delle scorse settimane è che anche a Bergamo è partito un Punto Pace Pax Christi. Durante un’assemblea alla quale ha partecipato anche don Renato Sacco, coordinatore nazionale, si è deciso di costituire un gruppo che sarà coordinato da Battista Villa con il quale ho avuto questo dialogo.

 

Nasce un Punto Pace di Pax Christi a Bergamo. Qual è la ragione?

L’aggressione armata del regime russo alla Ucraina, dopo quasi 80 anni (fatta eccezione della drammatica guerra nell’ex Juguslavia degli anni ‘90) ripropone in termini nuovi e drammatici la questione della guerra come metodo di risoluzione dei conflitti internazionali, mette a nudo quale pace vogliamo per il nostro tempo e quali strategie mettere in campo per renderla concreta e duratura per il mondo intero. Scossi dal nuovo scenario di guerra, con qualche amico nel mese di marzo, abbiamo sentito forte la necessità di interrogarci e di chiederci cosa fare.  

Abbiamo partecipato ad una riunione nazionale di Pax Christi (presso la sua sede nazionale, nella Casa della Pace di Impruneta-Firenze) e abbiamo incontrato questa importante e storica associazione della CEI, impegnata da sempre nell’ambito del movimento per la pace e per il disarmo. Ci è stato chiesto anche l’impegno di consentire una presenza di PX anche nella nostra città e nel territorio bergamasco, attraverso la nascita di un suo “Punto Pace”, al fine di assicurare una presenza di credenti nel contesto locale, che attraverso il Coordinamento degli Enti locali per la pace e la Rete Pace di Bergamo, sono già attivi da tempo. La pace è una sollecitudine e un tema eminentemente “politico”, ma anche culturale, educativo, religioso e quindi contenuto di prassi quotidiana nelle relazioni interpersonali e comunitarie. La pace inizia, innanzitutto, dal cambiamento personale di ognuno di noi. 

 

A volte i cristiani sono tiepidi rispetto alla scelta della pace. Come lo spieghi? 

Personalmente devo molto della mia fragile fede ad un profeta e santo come don Tonino Bello (oltre che storico Presidente di Pax Christi) che diceva sapientemente che per molti cristiani la pace “richiama più la vestaglia da camera che lo zaino del viandante”. Mentre invece la pace è proprio l’opposto dello “stare fermo”. E’ la capacità di mettersi in cammino, di aprire processi di riconciliazione, di rimettersi in discussione per condividere prassi e gesti di giustizia, di misericordia, di “amicizia sociale”, di fraternità e quindi di pace. Nessuno mai può dirsi “un arrivato” perché la pace è, per noi cristiani, essenzialmente un dono di Dio e noi possiamo essere suoi strumenti di pace. 

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