Calcoli umani o certezza di Dio: il futuro dipende dalla speranza
di Pierangelo Sequeri da L'Avvenire
Il Concilio si proponeva l’aggiornamento della Chiesa. L’evidenza più significativa di ciò che ne è seguito è stata la riforma della teologia, che di per sé non era in cima agli obiettivi.
Ne abbiamo guadagnato alla fine, per prove ed errori, un linguaggio della fede e dell’intelligenza della fede più aperto, più esistenziale, più creativo. Decisamente più modesto è stato, nonostante il fervore di rianimazione profuso dalla generazione post-conciliare, l’aggiornamento del ministero pastorale, della pratica sacramentale e della vita comunitaria della parrocchia: ossia per quelle condotte che definiscono la normalità epocale della forma ecclesiale.
Si vede che per una riforma ecclesiale capace di abitare il presente non eravamo pronti come pensavamo. Lo dimostra il fatto che se ne sta occupando, proprio ora, come daccapo rispetto al Concilio, il Sinodo dei Vescovi, grazie all’impulso radicale per l’attivazione di una Chiesa Sinodale che è venuto da papa Francesco.