52 paesi chiedono all’ONU l’embargo delle armi verso Israele
di Paola Caridi da Valigia Blu
Il più recente tentativo per bloccare i bombardamenti su Gaza passa attraverso la richiesta dell’embargo al trasferimento di armi e munizioni a Israele. Lo ha promosso la Turchia, alla fine di ottobre, come capofila di oltre cinquanta paesi membri dell’ONU e di due organizzazioni sovranazionali. La lettera sull’embargo delle armi è, appunto, indirizzata ai tre organi principali – gli organi politici – delle Nazioni Unite. Il segretario generale, il consiglio di sicurezza, l’assemblea generale.
Alla fine, dunque, l’ONU è la tappa obbligata. A seconda delle circostanze, è un palcoscenico diplomatico oppure un ring. In altri frangenti è una sede processuale, o la macchina oliata degli aiuti umanitari. Oppure, come succede sempre più spesso, l’ultima spiaggia. Considerata un guscio che non contiene più la forza di difendere pace e sicurezza, oppure il retaggio di una concezione occidentale/coloniale del mondo, l’ONU continua – allo stesso tempo – a essere comunque l’extrema ratio. Il consesso costruito sulle regole che nessuno, però, riesce a far rispettare.
A scorrere la lista dei firmatari della lettera che chiede con estrema urgenza l’embargo nei confronti di Israele, ci si accorge subito di quanto quei fogli non siano un ballon d’essai. Troppi gli Stati che, pur da posizioni spesso distanti, hanno preso una posizione precisa. Non solo e non tanto la Turchia, paese capofila. Ci sono Russia e Cina. C’è la Norvegia che, unica, rappresenta una voce dissonante in Europa. C’è l’Indonesia e la Malaysia, il Sudafrica e la Nigeria. C’è la Lega Araba e l’Organizzazione della Conferenza Islamica. Ma ci sono soprattutto protagonisti di peso della regione. Ci sono Iran e Arabia Saudita, ancora una volta sullo stesso fronte, come sullo stesso fronte sono stati poche settimane fa nelle esercitazioni militari navali congiunte nel mare prospiciente l’Oman. E c’è appunto l’Oman, il paese-cerniera, da sempre negoziatore, assieme ad alcuni tra gli Stati che hanno composto l’asse degli accordi di Abramo di epoca trumpiana: Bahrein, Emirati Arabi, Marocco, Sudan. Ci sono Egitto e Giordania, gli storici unici due paesi che con Israele hanno un trattato di pace, sinché regge.