Superbonus, fino al 10% dei bergamaschi rischia di perdere parte del beneficio fiscale
Chi ha un reddito inferiore ai 35mila euro denuncia un’imposta insufficiente ad assorbire l’ammontare del bonus
Superbonus, ma anche super-lavoro (fiscale) e super-ansie (per quei cittadini smarriti in un labirinto normativo e creditizio). Lo stop alle cessioni del credito del Superbonus – su cui però proprio nei giorni scorsi s’è aperto uno spiraglio con Poste – rischia di lasciare in un «limbo» circa il 5-10% dei contribuenti bergamaschi che avevano aderito alla misura: sono contribuenti che hanno portato la detrazione nel 730 (perché non sono riusciti a cedere il credito, o perché puntavano a cederlo in seconda battuta), ma che hanno un reddito (e dunque un’imposta) medio-basso che non consente loro di sfruttare appieno il beneficio fiscale. È la fotografia che si ricava tramite le dichiarazioni elaborate dai Caf delle Acli di Bergamo, osservatorio che coglie soprattutto la situazione del ceto medio.
La corsa e lo stop
La corsa al Superbonus in questi anni è stata evidente. Se tra i «modelli 730» elaborati nel 2022 (e dunque relativi ai redditi maturati nel 2021) la frequenza del Super-bonus riguardava all’incirca un contribuente ogni 1.800, nei «modelli 730» elaborati quest’anno (perciò riferiti ai redditi del 2022) la frequenza è salita a un contribuente ogni 800; in pratica la frequenza è cresciuta del 125%. Perché? Alla luce delle incertezze sulle scelte politiche rispetto al prosieguo o meno di tale misura, in molti si sono affrettati ad avviare le pratiche: ed effettivamente poi sul Superbonus s’è abbattuta la scure dello stop (salvo casi particolari). «E infatti quest’anno le richieste di consulenza sul tema si sono ridotte – rileva Jacopo Carrara, responsabile fiscale Acli Service Bergamo, che ha elaborato i dati –, perché i lavori iniziati dopo il 16 febbraio 2023 non potranno più beneficiare di quel sistema».
L’identikit del Superbonus
Ma come si sono orientati, concretamente, i cittadini bergamaschi di fronte al Superbonus? Il 71% – sempre secondo l’osservatorio dei Caf Acli di Bergamo, nello specifico relativi ai redditi 2022 – ha optato per la cessione del credito (cioè ha ceduto il proprio credito a una banca, ad altri intermediari finanziari o alla stessa impresa che ha eseguito i lavori: il contribuente ottiene subito la liquidità per pagare l’impresa, in cambio di una percentuale sul valore del credito), mentre il 29% ha invece optato per la detrazione fiscale (ha «messo » i lavori nel 730, per recuperare il 110% ma spalmato su più anni). In questo 29% di contribuenti che hanno scelto la detrazione, il 79% è rappresentato da soggetti «capienti » (che dichiarano un reddito, e di conseguenza un’imposta, sufficiente ad assorbire l’ammontare del bonus spettante) e l’altro 21% da soggetti «parzialmente incapienti », cioè che dichiarano un’imposta insufficiente ad assorbire l’ammontare del bonus. La differenza tra i due «profili» è evidente: il reddito medio dei capienti è di 71.500 euro annui, i parzialmente incapienti si fermano a 35mila. A fronte di una spesa media del Superbonus pari a 37- 38mila euro (sia i capienti sia i parzialmente incapienti hanno presentato in media fatture di analogo importo: la cifra appare bassa rispetto al valore tipico degli interventi perché è stato «spalmato» su più componenti del nucleo familiare), a entrambi i profili spetta una detrazione annua delle spese attorno ai 9.500 euro: se i capienti non hanno problemi a recuperare questa detrazione, perché con un reddito così alto la somma «torna indietro», per i parzialmente capienti il recupero è invece solo parziale.
«Il soggetto parzialmente incapiente – approfondisce Carrara -, proprio per via del reddito più basso, è riuscito in media a recuperare solo 7mila euro circa, rispetto ai 9.500 spettanti. In sostanza, ha perso 2.500 euro di detrazione ». Ma chi sono questi incapienti che hanno comunque portato il Superbonus a detrazione nel 730? «Sono principalmente soggetti che non sono riusciti a cedere il credito, per via delle difficoltà del mercato – osserva Carrara –, ma che avevano o hanno la speranza di poter cedere il credito restante». E ora? È questo il nodo: «Se il mercato delle cessione si riapre, queste persone punteranno a cedere le rate residue», riflette Carrara. Se invece il mercato delle cessioni resta fermo, il loro Superbonus resterà nel 730 e non riusciranno a recuperare l’intera detrazione. «Una platea che può verosimilmente essere tra il 5% e il 10% del totale, se consideriamo appunto che i parzialmente incapienti rappresentano il 21% di quel 29% di contribuenti che ha scelto di portare il Superbonus nel modello 730 anziché cedere il credito ».