Obiettori e disertori, proteggiamo gli ucraini oltre che i russi
La giustizia di Kiev ha rinviato il processo a Ruslan Kotsaba previsto per oggi mentre il suo avvocato ha deciso di presentare una petizione perché venga sospeso. Se non venisse accolta, Ruslan dovrà presentarsi benché abbia chiesto una sessione online poiché quelle in presenza sono a rischio di interventi violenti da parte di chi considera la gente come lui una macchia per la Patria.
Ruslan, un giornalista ucraino pacifista e obiettore di coscienza, ha 49 anni e ne rischia 15 anni di galera perché la giustizia ucraina lo accusa di «alto tradimento» per alcune dichiarazioni contrarie alla leva militare durante la «guerra civile fratricida del Donbass». Il suo è diventato un caso simbolo entrato a far parte del dibattito che riguarda il diritto a essere obiettori di coscienza e dunque alla scelta di non voler entrare nella logica della guerra. È una posizione scomoda. E lo è due volte se si è ucraini.
Tutti sembrano disposti a voler garantire che l’Europa – e dunque anche l’Italia – riconoscano ai soldati russi che disertano e chiedano asilo la protezione internazionale. Ma se si è ucraini? Se si combatte cioè dalla “parte giusta” della guerra? Qui il terreno si fa minato.
La posizione di Ruslan è sostenuta da un appello per la difesa dei diritti dei pacifisti e degli obiettori lanciato da International Fellowship of Reconciliation, War Resisters’ International, Ufficio Europeo per l’Obiezione di Coscienza , Connection e.V. (Germania) e dal Movimento Nonviolento (Italia) che hanno formulato una proposta di risoluzione che chiede al Parlamento Europeo e all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa di garantire che i militari che hanno evitato o disertato il servizio militare (disertori, obiettori o evasori) ottengano asilo in Europa. Ucraini, russi e bielorussi.