C.M. Viganò: il ruggito del coniglio
di Lorenzo Prezzi
Mons. Carlo Maria Viganò, ex segretario del Governatorato vaticano, ex nunzio a Washington ed ex moralizzatore, è stato chiamato dal Dicastero per la dottrina della fede a difendersi dall’accusa di scisma.
Ne ha dato notizia lo stesso mons. Viganò con un testo carico di indignazione, risentimento e veleni clericali. Alla sua vicenda ho dedicato 11 brevi articoli dall’agosto 2018 al gennaio 2024, senza mai riuscire a contenere l’umorismo, l’ironia e la leggerezza. Poco coerenti con i gravi temi trattati e con alcune storie personali evocate, ma confacenti con un complesso di eventi molto prossimi all’opera buffa della tradizione musicale italiana.
Gli austeri e vibranti video del monsignore sull’attività luciferina di papa Francesco, i testi inneggianti a Trump e a Putin, il pieno accordo con l’attacco a Capital Hill, la furibonda negazione del Covid, l’avvicinamento ai lefebvriani e poi l’approdo all’estremismo di mons. Williamson mi hanno sempre ricordato l’ironica citazione degli inni nazionali musicata da Rossini nel Viaggio a Reims.
Altri possono ragionevolmente intervenire sul precedente servizio di Viganò nella curia romana o sulle posizioni conservatrici e anti-conciliari – in parte condivise ma poi rifiutate o limitate – da parte di figure dell’intransigentismo (Tosatti, Valli) e da siti conservatori come Messainlatino, Corrispondenza romana, Bussola quotidiana, Regina coeli ecc.
In attesa che il processo arrivi a conclusione («Presumo che anche la condanna sia già pronta, visto il processo extragiudiziale» scrive lo stesso Viganò), amerei sentire o leggere qualche riflessione e spiegazione di vescovi e cardinali compiacenti come Zen, Müller, Peta, Lenga, Gracida, Laun, Schneider, Burke, Brandmüller ecc. lasciando nella pace dei defunti Caffarra, Meisner, Negri ecc.