Giuseppe De Marzo: con la solidarietà dal basso vogliamo riempire il vuoto della politica. Anche la Cisl stavolta tra le organizzazioni che hanno deciso di partecipare alla manifestazione per la pace.
 

«Non ci può essere pace senza giustizia sociale e senza lotta alle disuguaglianze». La Rete dei Numeri Pari, quasi 600 realtà sociali sui territori, lo chiederà a gran voce, sabato mattina 5 novembre. La manifestazione dei movimenti impegnati nella battaglia contro la povertà sarà a Roma, a Piazza Vittorio. Da lì i Numeri Pari confluiranno nell’altra grande manifestazione, quella per la pace di Europe for peace, nella stessa giornata. Per l’economista Giuseppe De Marzo, coordinatore della Rete dei Numeri Pari, «la pace passa dall’applicazione dell’agenda sociale». Finora non è stato fatto: «E le conseguenze del liberismo economico e di una politica che ne è succube sono sotto gli occhi di tutti: l’Italia vive la più grave crisi della storia della Repubblica per l’aumento sconsiderato delle disuguaglianze, conseguenza diretta dell’assenza di politiche idonee. Il risultato sono 19 milioni di persone che non votano, perché non gli viene data speranza. Saremo in piazza, accanto a chi chiede pace. E a dicembre durante la discussione della legge di bilancio chiederemo politiche di vita».

 

Quando comincia il cammino della Rete dei Numeri Pari?
Cinque anni fa, raccogliendo il testimone della campagna Miseria Ladra lanciata nove anni fa da Libera e Gruppo Abele. Ci siamo resi conto allora, assieme a don Luigi Ciotti, che le campagne di pressione sulla politica rischiavano di non essere tradotte in strumenti normativi reali, ma soprattutto non generavano partecipazione dei territori. Abbiamo deciso di riprendere il sogno del cardinale Carlo Maria Martini, mettendo insieme tanti soggetti impegnati contro le diseguaglianze e le mafie, all’interno di una relazione paritaria, in cui le scelte vengono prese alla pari: Libera conta quanto il Comitato di mamme, la parrocchia, la cooperativa. Lo facciamo su obiettivi concreti e sporcandoci le mani, praticando il mutualismo. La Rete nasce dopo l’incontro dei movimenti popolari della Terra con Papa Francesco, io ho lavorato dieci anni in America Latina con le comunità indigene e rurali. E abbiamo esordito intervenendo allo sgombero del palazzo di Piazza Indipendenza a Roma occupato da profughi eritrei. Lì abbiamo incontrato don Paolo Lojudice, allora vescovo ausiliare di Roma, oggi cardinale a Siena. Uno straordinario punto di riferimento, un amico dei poveri.