SVERGOGNARE LE GUERRE. CONVERSIONE NECESSARIA
di Pierangelo Sequeri
Nel vangelo di Matteo leggo:
« E se quei giorni non fossero abbreviati nessun vivente si salverebbe;
ma causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati» (Mt 24, 22).
Il versetto mi è venuto sotto gli occhi per caso, nella lettura liturgica di domenica, e mi ha inchiodato la mente.
I giorni della grande tribolazione – ho pensato – non c’è verso che noi umani riusciamo a non farli incominciare. Peggio. Fosse per noi, neppure a farli finire riusciremmo.Possiamo soltanto implorare che Dio mantenga questa parola, imponendo che siano abbreviati.
I giorni della tribolazione sono infettivi, epidemici.Più durano e più trovano ragioni per durare.Più durano e più diffondono germi di contaminazione, cellule di metastasi.L’infiammazione dell’odio, che moltiplica le vittime,contamina anche il dolore della loro perdita:si trasmette in eredità ai superstiti, semina il conflitto anche fra coloro che si lasciano chiamare in causa per la loro protezione.
Dio, ti supplichiamo in ginocchio – e chi altri ci ascolta? – di abbreviare i tempi. Questa tribolazione è già più grande di ogni sopportazione. Se non si interrompe ora, quante menti di bambino interiorizzeranno l’eliminazione dell’altro come forma di sopravvivenza?
Quanti cuori di giovani diventeranno prigionieri del risentimento come ragione di vita? I capi delle nazioni e delle religioni, che non contrastano questa deriva, non rappresentano niente dei popoli, niente della vita, niente dell’umano che è comune. Una infinita processione di milioni di milioni, lunga come quella dell’Apocalisse,che è formata da ogni tribù, popolo e nazione, non ha nel cuore alcuna partecipazione al progetto di prevaricazione dell’umano al quale cercano di educare i nostri bambini e i nostri giovani.
Per essere meno indegni di questa preghiera, tuttavia- che non diventi una richiesta alla tribolazione altrui di togliere il disturbo al benessere nostro – è ora necessario disporci umilmente alla nostra stessa conversione.
La grande preghiera di Assisi, alla quale i Vescovi, per primi, ci guideranno in ginocchio,dovrà segnare una svolta. Per cominciare, la conversione che deve renderci meno indegni della supplica è la sincera e fattiva volontà di congedarci ruvidamente dalla nostra assuefazione ad una società della competizione e del conflitto:mai come oggi così giuliva, così effervescente, così svagata.
Nella imperturbabile rappresentazione del nostro mondo, la merendina imperdibile per bambini che hanno già tutto ha sempre la meglio sulla vita persa dei bambini che non hanno niente. Questo sì, è un delirio di onnipotenza in vigore da lunghi decenni, che va decisamente abbreviato.
E dobbiamo sinceramente chiedere a Dio che faccia quello che deve, per abbreviarlo, anche se dovrà essere un po’ doloroso.Il terreno di coltura preventiva della giustificazione della guerra, che passa per lo più ancora inosservato, si è allargato nella nostra mente:anche nelle nostre società, che pure hanno allevato un cristianesimo di lungo corso e un senso della prossimità evangelica ancora assai resistente.
La tendenza corrosiva a trasformarsi in società della competizione, dell’accumulo, del benessere cercato e ottenuto senza limite di solidarietà e senza esclusione di mezzi,non si arresta.E scoraggia attivamente la ricerca di una socialità conciliata e rallegrata – si rallegrata! – dalla condivisione, dall’inclusione, dalla donazione, dalla pacifica convivenza dei differenti.
La cultura che vi si afferma, insieme con l’ossessione del godimento ad ogni costo, è invincibilmente associata alla giustificazione di un possesso predatorio (“Perché no?”).Nonostante la copertura di una vuota e rassicurante retorica della tutela individuale e del bene comune, l’istituzionalizzazione della potenza competitiva misura sempre la vita in termini di rendimento proprietario.
L’eliminazione fisica dell’altro, individuato come ostacolo,è già a un passo dalla sua giustificazione.L’odio, per trasformarsi da vizio privato in pubblica virtù, aspetta solo un’occasione favorevole.
Signore abbrevia la tribolazione, ora e subito, per favore, prima che dilaghi. E noi ci impegniamo a svergognare una volta per tutte e per sempre, le guerre che insegnano a distruggere vite nel tuo Nome.E a vergognarci dell’indifferenza che abbiamo coltivato nei confronti della nostra assuefazione ad una società della competizione e del conflitto.
Dove il tuo Nome è già tradito:e la tribolazione già annunciata.