“SREBRENICA 2.0”: SUI LUOGHI DELLA STORIA, OLTRE LE NARRATIVE IN CONFLITTO
Articolo di @Altreconomia
di Diego Saccora e Andrea Rizza Goldstein |10 Luglio 2022
Nell’ambito degli eventi per le commemorazioni delle vittime del genocidio del luglio 1995, è stato presentato il progetto di “memoria digitale” frutto della collaborazione tra il Memoriale della località bosniaca e una rete di associazioni italiane, tra le quali anche Arci Bolzano e Buongiorno Bosnia di Venezia
Il 10 luglio 2022, all’interno del programma per le Commemorazioni delle vittime del genocidio di Srebrenica, è stato inaugurato il progetto “Srebrenica 2.0”, finanziato dal ministero degli Esteri italiano. Il progetto -lanciato in presenza dell’Ambasciata d’Italia a Sarajevo- è frutto di un partenariato tra il Memoriale di Srebrenica e un network di associazioni italiane che da anni hanno costruito relazioni con la Bosnia ed Erzegovina, in particolare con Srebrenica, di cui fanno parte Arci Bolzano, Arci del Trentino, Arci Firenze, associazione Buongiorno Bosnia di Venezia, Centro per la Pace di Cesena e Teatro Zappa Theater di Merano.
Il percorso di memoria digitale è scaricabile su Play Store e App Store e si sviluppa in nove tappe per tenere traccia di altrettanti luoghi fondamentali al fine di meglio comprendere lo svolgersi dei principali eventi che hanno portato al genocidio del luglio 1995.
Uno degli obiettivi del progetto è innanzitutto riportare il focus della memoria a Srebrenica, in quanto luogo della storia. Il luogo della memoria si trova a Potočari, che dista alcuni chilometri dalla cittadina, mentre il luogo della storia -Srebrenica appunto- non ha sostanzialmente alcun segno di memoria pubblica rispetto a quanto successo dall’inizio della guerra, dall’aprile del 1992 fino alla caduta del luglio 1995. Eppure Srebrenica è stata il luogo della storia dove si sono vissuti i destini di decine di migliaia di persone dal 1992 al 1995, fino al momento del genocidio, avvenuto in altri luoghi rispetto all’area urbana di Srebrenica.
Ciò è una conseguenza diretta del sostanziale mancato avvio di un dialogo e discussione pubblica rispetto alle memorie di guerra, così ognuna delle due comunità coinvolte nella guerra e nel genocidio ha consolidato delle proprie pratiche memoriali pubbliche che non comunicano e sono in concorrenza. Generando discorsi dell’odio e rigida incomunicabilità.