La grande ambizione di raccontare Enrico Berlinguer
di Vanessa Roghi, da Internazionale
Scrive Antonio Gramsci in una delle pagine dei Quaderni dal carcere che più ha influenzato la generazione del “lungo viaggio attraverso il fascismo”, quella di Enrico Berlinguer: “Può esistere politica, cioè storia in atto, senza ambizione? ‘L’ambizione’ ha assunto un significato deteriore e spregevole per due ragioni principali: 1) perché è stata confusa l’ambizione (grande) con le piccole ambizioni; 2) perché l’ambizione ha troppo spesso condotto al più basso opportunismo, al tradimento dei vecchi principii e delle vecchie formazioni sociali che avevano dato all’ambizioso le condizioni per passare a servizi più lucrativi e di più pronto rendimento”.
Un leader politico, secondo Gramsci, deve essere ambizioso, ma la sua ambizione deve essere “grande” perché solo così rispetta, senza alcun tornaconto personale, le persone che l’hanno messo nella posizione in cui si trova. Per i suoi seguaci un capo senza ambizione non è un capo, ma un elemento pericoloso, un inetto o un vigliacco. Per questo deve compiere scelte difficili e puntare al governo e non all’opposizione, considerata come fine a se stessa, e deve farlo proprio perché rispetta il mandato di chi l’ha messo lì, nel caso del Partito comunista italiano (Pci), la classe operaia.