In udienza dal GIP di Roma, per chiedere processo (e giustizia) per le armi italiane usate contro civili in Yemen
Oggi Rete Italiana Pace e Disarmo, Mwatana e ECCHR European center for constitutional and human rights hanno chiesto al Giudice per le Indagini preliminari di Roma di portare a processo il caso delle armi italiane coinvolte in violazioni del Diritto Umanitario internazionale in Yemen. Per continuare un percorso di giustizia e riconoscimento delle responsabilità, e per evitare altre morti civili in questa come in altre guerre.
“L’udienza di oggi è stata molto importante: finalmente siamo riusciti a portare davanti a un Giudice i direttori di UAMA e I’amministratore delegato di RWM Italia SPA”, ha sottolineato l’avvocata delle associazioni Francesca Cancellaro, dello Studio Gamberini. “Abbiamo chiesto con forza un processo perché, come abbiamo sempre sostenuto in questi anni, le indagini hanno confermato pienamente la responsabilità tanto dei funzionari pubblici che dei produttori di armamenti per l’illegittimo export verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi“.
Per la prima volta erano infatti presenti in aula, insieme ai rappresentanti delle organizzazioni della società civile denuncianti, anche i legali di tutti gli indagati così come il Procuratore aggiunto Sergio Colaiocco che ha curato le indagini. La Procura ha chiesto per due volte l’archiviazione ma i legali delle ONG hanno sottolineato come siano evidenti gli elementi per il rinvio a giudizio di quelli che secondo le organizzazioni della società civile sono i responsabili di gravissime violazioni di legge. Una richiesta di imputazione coatta è stata avanzata dalle ONG per gli ex direttori dell’Uama (Unità della Farnesina responsabile delle licenze per l’export di armamenti) Francesco Azzarello e Michele Esposito e per l’Amministratore delegato di Rwm Italia (la società controllata da Rheinmetall produttrice delle bombe vendute alla coalizione saudita) Fabio Sgarzi.
“La posta in gioco di questo caso è evidente: si tratta non solo di verificare le possibili violazioni della legge su export di armi da parte delle autorità italiane e dei dirigenti di RWM Italia – ha sottolineato Cannelle Lavite, Co-Direttrice del programma Business and Human Rights di ECCHR – ma riguardano soprattutto se ci sia o meno la possibilità di definire le responsabilità di chi è coinvolto nella vendita di armamenti italiani che alimentano le sofferenze di migliaia di civili in Yemen. Per questo le esportazioni di armi italiane e la stessa UAMA sono oggetto di analisi da parte della Corte Penale internazionale a seguito di una comunicazione delle nostre organizzazioni internazionali”.
Ora attendiamo con fiducia la decisione della GIP, che ci aspettiamo positiva per il nostro ricorso e per la ricerca di giustizia per le vittime civili del conflitto in Yemen.