Un caffè con Dostoevskij
Editoriale di Babel
Il nuovo numero di Babel presenta sei articoli apparentemente lontanissimi l’uno dall’altro per argomento, registri linguistici, impatto emotivo, priorità documentaristiche o estetiche… sette giovani autrici, sette punti di vista e delle esperienze diversissime.
Una lettura poetica del Ramadan, filtrata dall’ingenuità infantile che ci richiama “il fanciullino” pascoliano, rivisitata poi con gli occhi dell’età matura attraverso una riflessione razionale sul senso profondo di questa esperienza, cui per tanto tempo abbiamo guardato con superiorità diffidente…
La tanto amata esperienza delle vacanze studio del progetto “Erasmus”, iniziazione alla vita autonoma per tanti giovani, impreziosita da una nuova consapevolezza: la metafora del “bagaglio”, il tabù delle tariffe low cost, e lo spirito di un’avventura sotto controllo richiamano per contrasto alla mente dell’autrice la tragedia dei migranti nudi e desiderosi di un approdo e di certezze che forse non avranno mai…
Una spietata analisi di numeri e normative inadeguate che sembrano impegnate in uno sterile sforzo di arginare un fenomeno dimenticando le persone… e interroga le coscienze facendo emergere un doveroso quanto impotente senso di colpa…
L’encomiabile opera di sensibilizzazione della scuola e dei gruppi giovanili (scout e altri…) che tuttavia, a volte, più che rassicurare rischia di precipitare nello sconforto e nella paralisi emotiva… ma soprattutto scatena una sana rabbia e la consapevolezza che “…per quanto voi vi sentiate assolti, siete per sempre coinvolti…” (De André – La canzone del maggio).
E, ancora, l’inno alla bellezza, nell’indomabile e tenace fede che sia salvifica: “Tessuti di libertà” è il titolo di un progetto di grande suggestione evocativa che rivoluziona le categorie tradizionali“Tessuti di libertà” è il titolo di un progetto di grande suggestione evocativa che rivoluziona le categorie tradizionali: la moda, qui, non è appannaggio di pochi privilegiati, non discrimina, ma unisce, non si colloca nel tempo o nello spazio, ma nel cuore: andando al monastero di Astino, ma anche leggendo Babel, possiamo incontrare Dostoevskij, o i valori della cultura, dell’immaginario, delle esperienze che caratterizzano o hanno caratterizzato la nostra vita…
Infine, il report della Fondazione Migrantes sul diritto d'asilo, una rilettura fondamentale che interroga l'umanità dietro ai numeri e i dati e il racconto di una visita al MUSA di Milano - Museo Universitario delle Scienze Antropologiche - dove nuovamente un qualcosa di apparentemente chiuso in studi e dipartimento specialistici come le scienze forensi e la medicina legale, diventa invece uno strumento fondamentale a tutela dei diritti umani.
Ma se sette giovani autrici sembrano così lontane tra loro, come si può pensare che esista la possibilità di una conciliazione tra tante istanze diverse, tra tante culture che faticano ad incontrarsi e spesso, anzi, si chiudono in un integralismo intollerante, tra tante sensibilità romantiche, razionali, rabbiose, estetizzanti, stupite, smarrite…?
Credo che la rivoluzione culturale di Babel consista proprio in questo: la diversità non è mai cinismo, disfattismo, rinuncia. C’è sempre stupore nel contemplare il mondo, voglia di capire e partecipare, capacità di cogliere la straordinaria ricchezza che la natura umana possiede, senza emettere sentenze definitive, ma anche senza rinunciare a scegliere: in fondo ciò che accomuna tutti gli articoli è la bellezza: la bellezza dei colori, degli affetti, dei viaggi, delle letture, del patrimonio culturale ed esperienziale… ma anche la bellezza della rabbia, della consapevolezza, della tenacia, del mettersi in gioco, del rifiuto della logica della rassegnazione, della lotta non violenta, della voglia di esserci.
Dostoevskij ci aspetta nei volti di chi ci guarda, ci parla, ci ascolta… davanti ad un buon caffè.