Il Post | 30 novembre 2022
Le posizioni dei partiti sull’invio di armi all’Ucraina, daccapo
I più contrari sono il M5S e l'alleanza Verdi-Sinistra Italiana, mentre nel PD e nel governo ci sono posizioni molto più ambigue.
Negli ultimi giorni la politica italiana è tornata a discutere animatamente dell’invio di armi all’Ucraina, un tema che nei mesi scorsi aveva diviso in modo netto i partiti: tra le altre cose, aveva motivato in parte la scissione del Movimento 5 Stelle, che a sua volta era stata un fattore nella caduta del governo Draghi. Le ultime discussioni si sono avute a causa di un emendamento a un decreto legge, proposto dalla maggioranza, che avrebbe prorogato fino alla fine del 2023 l’autorizzazione a inviare armi all’Ucraina, senza passare per una discussione parlamentare.
Nei mesi scorsi il governo Draghi aveva approvato in tutto cinque invii di armi all’Ucraina, e il nuovo governo guidato da Giorgia Meloni avrebbe voluto autorizzare un sesto invio di armi, presumibilmente all’inizio del 2023. Ma c’era un problema: l’autorizzazione all’invio di armi prevista dal cosiddetto “decreto Ucraina” approvato lo scorso febbraio scadrà il 31 dicembre del 2022. Due parlamentari di maggioranza avevano quindi inserito la proroga in un emendamento della legge di conversione di un decreto legge, che però non aveva a che fare direttamente con la guerra in Ucraina (riguardava cose molto varie, tra cui la partecipazione di personale militare italiano alle iniziative della NATO, la sanità in Calabria e una modifica delle commissioni dell’AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco). Per questo motivo il governo era stato fortemente criticato da gran parte delle opposizioni, e alla fine l’emendamento è stato ritirato.