Austria-Elezioni: democrazia tra diritto e politica
di Kurt Appel
La narrazione emersa dopo le elezioni austriache era prevedibile: gli austriaci hanno votato per l’estrema destra perché hanno paura di un’eccessiva presenza di stranieri e perché ci sono e ci sono state numerose crisi (inflazione, Covid, modernizzazione ecc.) per le quali i partiti tradizionali non hanno trovato una risposta.
Le bolle accademiche in Austria e in Europa guardano ai perdenti della modernità che non si sentono più rappresentati dai partiti tradizionali e sono quindi caduti nelle tentazioni dell’estrema destra. Con ogni probabilità, questa sarà la versione data anche dai media italiani e dalla maggior parte di quelli austriaci.
Il sogno di una superiorità morale
L’intellettuale almeno apparentemente di sinistra, che iscrive i propri figli alle scuole private e ha un’assicurazione sanitaria privata per non entrare troppo in contatto con l’immigrazione, trova in queste diagnosi una conferma della propria superiorità morale e intellettuale: dopo tutto, non voterebbe mai per i primitivi radicali di destra che si rivolgono principalmente alle emozioni negative e sfruttano le paure di persone primitive e seducibili per ottenere sempre più voti.
Anche i conservatori tradizionali e i rappresentanti della Chiesa si uniscono a questo coro. I vescovi e i rappresentanti della Chiesa sono felici di mantenere la loro tradizionale superiorità morale almeno in un ambito, quello della migrazione, in cui va ovviamente riconosciuto che la Chiesa in Austria sta facendo un lavoro straordinario nell’accogliere e integrare i migranti.
Tuttavia, quando si tratta di dichiarazioni politiche da parte di rappresentanti della Chiesa, non ci si può liberare dal sospetto che, oltre all’onesta preoccupazione, problemi come la posizione delle donne nella Chiesa o gli abusi sessuali che hanno avuto luogo nella Chiesa siano da compensare con l’impegno ad aprire le frontiere.
Nel panorama mediatico odierno, e tra la maggior parte dell’élite politica e sociale, si è una persona moralmente buona se si è a favore di un’accoglienza il più possibile generosa dei migranti, indipendentemente dalla loro origine, e se si esprime preoccupazione per la loro sorte in modo da avere un impatto pubblico.